ACCOGLIAMO A BRACCIA APERTE
E’ il progetto di sensibilizzazione sull’Accoglienza e l’Affido che è stato proposto al territorio, dai Servizi Sociali dell’AULSS5 Polesana, in collaborazione con il Consultorio Familiare Socio Educativo di Rovigo e l’Associazione Famiglie Aperte all’Accoglienza di Rovigo.
E’ stato un percorso (si è concluso nella sera del 7 dicembre ’24) articolato su varie proposte di incontro e in vari luoghi della provincia di Rovigo, con l’intenzione di riuscire a raggiungere geograficamente un po’ tutta la provincia Polesana, ha toccato Porto Viro, Adria, Rovigo e Lendinara.
Il percorso è iniziato con l’incontro del 13 novembre 2024 presso la sala conferenze del Seminario Vescovile di Rovigo in via Pascoli 5, è stata ospite Sabrina Efionay giovane scrittrice di 25 anni, afrodiscendente di Napoli che ci ha condotti attraverso le pagine del suo libro “Addio A Domani” a riflettere sulle varie sfaccettature della parola Accoglienza, presenti i referenti dei Servizi Sociali del distretto 1 di Rovigo, e i referenti delle due associazioni partner del progetto.
Lei che in prima persona l’ha vissuta (a soli 11 giorni di vita è stata accolta) ci ha raccontato la sua esperienza da accolta, e come questa abbia condizionato e guidato la sua crescita come persona attraversando le fatiche del diventare adulti in un ambiente complesso come Napoli, lei che con due madri, una nigeriana e una napoletana ha dovuto sempre fare i conti con le sue origini culturali e affettive, e la quotidianità della famiglia che l’ha accolta.
Quindi radici, origini, dolore, assenze di una madre che l’ha generata; e amore, legami familiari, cultura, tradizioni (della famiglia affidataria) e identità da ricercare costantemente sono stati i paletti dentro i quali si è sviluppata la sua vita e la sua crescita. La società e l’ambiente in cui è cresciuta non le hanno reso il compito facile, la sua pelle scura era sempre lì a ricordarle la sua storia, che lei non era come glia altri, ma che doveva faticare di più per vivere e crescere in un ambiante non molto inclusivo, spesso e-sclusivo.
E’ stato un bel momento in cui siamo riusciti a far passare ai presenti in sala l’importanza di poter fare una scelta di “Accoglienza”, quanto una famiglia, anche non biologica possa contribuire in maniera forte a rigenerare la vita di un bambino che sarà l’adulto di domani. Che grande valore umano e soprattutto sociale questa scelta possa avere per tutti.
In serata poi Sabrina ha raggiunto la sala Eracle di Porto Viro, dove a chiusura della fiera del libro organizzata dall’amministrazione comunale (presente l’assessore alla cultura) ha continuato un dialogo molto profondo sulle tematiche legate sempre alla sua esperienza di giovane donna e scrittrice. Presenti i referenti dei Servizi Sociali del distretto 2 di Adria e anche i referenti delle due associazioni partner.
E’ stata proprio la scrittura fin da giovanissima che l’ha aiutata a superare la difficoltà quotidiana di cercare di capire quale fosse il suo posto in questa vita. La scrittura come strumento terapeutico e curativo delle ferite del cuore e dell’anima, le ha permesso di diventare ciò che è, assieme all’inesauribile sostegno e amore della sua famiglia affidataria. Anche in questa occasione è stato un momento emotivamente forte che ha coinvolto diverse persone dei presenti in sala che spontaneamente interagivano con Sabrina e i referenti presenti.
Alla fine dell’incontro l’amministrazione comunale nella figura dell’assessore alla cultura ha voluto omaggiare Sabrina e i referenti presenti con un dono ad ognuno di una confezione di prodotti tipici del Delta, è stata una graditissima sorpresa oltre che un gesto di affettuosa accoglienza a conclusione di una serata molto intensa.
Il percorso del progetto è proseguito poi con l’appuntamento del 29 novembre ad Adria presso l’auditorium dell’Istituto Alberghiero “Cipriani” di Adria, ospite in questa occasione Jessica Gialdisi anche lei giovane scrittrice di Conselve comune della bassa Padovana. Presenti i referenti dei Servizi Sociali del distretto 2 di Adria, e i referenti delle due associazioni partner del progetto. Jessica oggi 29 anni era stata un decennio prima tra i banchi di quella scuola come allieva che studiava per il suo futuro.
E’ tornata in una veste un po’ diversa, in una veste di narratrice della sua storia personale, e per condividere con i tantissimi allievi presenti alcuni contenuti del suo libro: “Vorrei Essere Stata Bambina”, libro autobiografico che racconta della sua vita e delle sue fragilità di bambina-adolescente-giovane adulta, cresciuta in una famiglia con grandi limiti e difficoltà, dove grazie all’accoglienza intrafamiliare è potuta crescere con alcuni riferimenti importanti. Per lei la grande risorsa è stata la scuola, appunto, la famiglia di insegnanti che ha trovato nel suo percorso formativo presso l’Istituto Cipriani, e che ancora oggi presente nella sua di famiglia che ha costruito con grande determinazione con il marito e i figli. Quindi per Sabrina la scrittura come terapia di vita, per Jessica la scuola come famiglia e lo studio, comunque sia strumenti di vita, di supporto, di accompagnamento, di protezione e d’amore. Elementi imprescindibili nella vita di ogni persona, sentirsi accolti, amati, protetti, visti, incoraggiati, sostenuti sono tutti elementi vitali per lo sviluppo di ogni persona, tanto più per un bambino/a-ragazzino/a-adolescente con storie di grande fragilità alle spalle e troppo spesso sulle spalle.
E’ stato un momento fortissimo quasi surreale il silenzio dei ragazzi in ascolto e attenti era assordante, la commozione traspariva dai volti degli adulti come da quelli dei ragazzi in sala, è stato un momento in cui i bisogni di alcuni ragazzi e ragazze, i quali in Jessica rivedevano tratti comuni con ciò che anche loro stanno vivendo, sono stati esternati e condivisi creando una intesa empatica di grande impatto, ragazzi che superando le paure e il giudizio hanno interagito con Jessica in modo del tutto spontaneo, chiedendo suggerimenti e conferme, che sono sfociati poi alla fine dell’incontro in potenti abbracci e lacrime condivise. E’ passato sicuramente un messaggio di speranza e dell’importanza di chiedere aiuto nei momenti di grande fragilità, a quelle istituzioni che sono preposte a darlo a loro, la scuola in primis (se la famiglia non riesce a darlo) i servizi sociali a loro dedicati, le associazione che offrono ulteriori strumenti per il loro supporto alle problematiche che stanno vivendo.
Jessica ha condiviso poi nel pomeriggio presso la sala Cordella del comune di Adria, con un secondo appuntamento molto partecipato aperto al pubblico. presenti i referenti dei Servizi Sociali del distretto 2 di Adria, e i referenti delle due associazioni partner del progetto. Si è intrattenuta con i molti presenti riflettendo sulla vitale importanza di combattere sempre contro il “giudizio e l’indifferenza”, alcuni dei mali più pesanti e devastanti della nostra società in cui viviamo ogni giorno. Anche in questa occasione il momento è stato molto forte, interessante la presenza di alcuni genitori accompagnati dai propri figli che al mattino avevano vissuto Jessica in auditorium, è stato un esempio molto significativo, il figlio che accompagna il genitore che si fida di lui, a conoscere una storia di accoglienza di riscatto, di lotta, di testimonianza d’amore donato e ricevuto, e di come tutto questo possa cambiare la vita di una persona, sia che lo dia o lo riceva.
Per l’ ultima tappa del progetto “Accogliere a Braccia Aperte” ci ha accompagnato (alla scoperta del valore dell’Accoglienza in un viaggio teatrale ma molto realistico) la compagnia teatrale “Tutti e Nessuno” di Siena alla coinvolgente visione del musical “ Siamo Storie”.
Il 7 Dicembre siamo stati ospitati dall’Amministrazione Comunale di Lendinara presso la meravigliosa cornice del teatro Ballarin, presenti il Sindaco, i referenti dei Servizi Sociali del distretto 1 di Rovigo e del distretto 2 di Adria, e i referenti delle due associazioni partner del progetto.
Gli attori della compagnia guidati da Emiliano D’Ambrosio, un assistente sociale dei servizi in Val d’Elsa che ha pensato bene(una decina di anni fa) di tradurre in una rappresentazione teatrale quello che ogni giorno vive assieme ai suoi colleghi/e nel suo ambito lavorativo. Fragilità familiare, bisogni degli adulti, dei minori, dinamiche di assistenza e sostegno, difficoltà relazionali, culturali e burocratiche, il tutto presentato con estrema chiarezza in tutti i suoi passaggi dello sviluppo di un progetto di accoglienza.
Gli attori tutti bravissimi e volontari hanno dato vita ad un racconto estremamente realistico della storia di un adolescente e di sua sorella minore che vivono in una famiglia fragile come tante a noi vicine. Hanno presentato in modo molto chiaro e reale il lavoro dei servizi sociali, che non sempre hanno il compito di per portare via i figli alle famiglie, ma per dare loro un supporto concreto in momenti di grande fragilità familiare e relazionale, il ruolo della scuola nel segnalare e collaborare con i servizi per trovare soluzioni adeguate alla tutela e recupero dei bambini e degli adolescenti fragili, il ruolo delle compagnie devianti per i ragazzi, il rifiuto da parte dei ragazzi dell’incapacità dei genitori a svolgere il proprio ruolo educativo e di accudimento nei loro confronti, il ruolo anche delle forze dell’ordine in certe occasioni indispensabili come elemento contenitivo e il ruolo e valore di coloro che si mettono al servizio dell’accoglienza, le famiglie o singoli affidatari.
Il tutto accompagnato da momenti musicali con testi nei quali, in forma canora, emergevano parole di vita vera e di inno e incoraggiamento di andare avanti nonostante tutto, in tutti vari ambiti coinvolti nell’accoglienza. Danze che coinvolgono i presenti e li trasportano dentro la storia e una narrazione che cattura le emozioni dei tanti presenti e li porta ad immedesimarsi in quelle storie che ognuno di loro conosce direttamente o no. E’ stata una esperienza di grande coinvolgimento di grande pathos, che è riuscita a far passare il vero valore di ogni singolo attore coinvolto in un progetto di accoglienza e tutela, più esplicita di mille parole, arriva dritta al cuore e alla nostra capacità e volontà di interrogarsi su cosa ognuno di noi può fare per tutelare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti che vivono momenti di fragilità nella loro famiglia, senza giudizio perché quello uccide e non genera vita, ma con la consapevolezza che aiutare quei ragazzi a vivere la loro storia, con amore accogliente darà loro la possibilità di diventare adulti migliori, capaci di camminare con le loro gambe, pensare con la loro testa e costruire il loro futuro realizzando i loro sogni.
“Accogliere a Braccia Aperte” un’idea frutto di una collaborazione tra pubblico e privato, un lavoro e un risultato di squadra come è stato sottolineato nella presentazione della serata, un progetto finanziato con il contributo del Fondo per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha aperto una via di sensibilizzazione al territorio fatta di vita vera, vissuta, credibile che coinvolge tutti noi nello scegliere o meno di lasciarci toccare nel cuore da questa parola magica “Accoglienza” che genera vita nuova ogni volta che viene vissuta.
F.D.