La Mediazione Familiare è un percorso teso alla riorganizzazione dei legami familiari a seguito della separazione. Prevede la partecipazione volontaria e consapevole di entrambi i genitori ad un numero definito di incontri (una decina circa) in presenza di un terzo “neutrale”: il mediatore familiare.
Obiettivo di tale percorso è favorire la comunicazione tra i genitori per promuovere la continuità del legame genitoriale valorizzandone la competenza e l’esercizio condiviso in un clima di responsabilità comune. La Mediazione Familiare fornisce dunque uno spazio in cui i genitori vengono aiutati a gestire le componenti distruttive del conflitto attraverso l’attivazione di modalità di interazione capaci di salvaguardare il loro ruolo genitoriale nell’interesse dei figli. Nello specifico, vengono affrontati problemi concreti riguardanti l’affidamento dei figli e la loro educazione, gli accordi sui periodi di visita ai figli, l’assegnazione della casa coniugale, la determinazione delle contribuzioni a favore del coniuge e della prole, la divisione dei beni.
Il sistema giudiziario si è via via aperto negli anni a tale forma d’intervento, considerandola una pratica efficace per superare i contenziosi familiari entro il principio dell’autodeterminazione. Da un lato può suggerire alle parti il tentativo di mediazione, rimanendo però esterno ad essa; dall’altro accoglie gli accordi cui giungono i genitori qualora il percorso abbia dato esito positivo. Ovviamente il mediatore è tenuto al segreto professionale, e non potrà rendere testimonianza in sede giudiziale. Va inoltre precisato che la Mediazione Familiare non si propone come una forma di psicoterapia (“cura” della coppia) ma come un intervento finalizzato a restituire agli ex coniugi la loro competenza genitoriale recuperando forme di collaborazione perse.